Notizie false sul ponte di Messina

Sono rimasto esterrefatto nel vedere che il “Fatto Quotidiano” di ieri ha concesso un’intera pagina a Claudio Sabelli Fioretti perché sostenesse una tesi totalmente errata. Va bene ospitare scritti divergenti di persone che la pensano diversamente ma se uno è totalmente errato si crea disinformazione. 

Avevo inviato, anni fa, a Marco Travaglio una corposa relazione contro l’ipotesi della costruzione del ponte: troppi impegni, Marco: non hai potuto leggerla.

Vorrei ricordare che non sono un ecòfilo d’assalto ma ho insegnato otto materie all’Università di Genova, anche se non nel campo dell’ingegneria o della geologia.

SOPRATTUTTO PER TAPPARE LA BOCCA A SALVINI, vi prego di leggere la precisazione che trovate di seguito.

Claudio Sabelli Fioretti dovrebbe chiedersi come mai, conosciute le caratteristiche della zona che dovrebbe ospitare il ponte, tutte le cordate straniere si siano ritirate immediatamente dalla gara d’appalto e ne siano rimaste solo due, italiane, interessate, secondo me, ben più ad incassare il 20% di anticipo prima dell’inizio dei lavori che alla costruzione.

Quanto agli esempi che Sabelli Fioretti cita di ponti costruiti in zone sismiche giapponesi, si chieda se questi manufatti ospitano binari ferroviari o no. 

PER FAVORE FATE LEGGERE LE CONSIDERAZIONI CHE SEGUONO A MARCO TRAVAGLIO, col quale da anni mi do del tu. Marco, ti conservo intatta tutta la mia amicizia ma questa volta, la prima in assoluto, mi hai deluso. Enrico

PER MARCO TRAVAGLIO

Il ponte sullo Stretto di Messina non deve essere costruito per molti motivi. Ecco i principali.

Lo Stretto ospita una faglia in movimento e i piloni di sostegno poggerebbero su una base che sta accumulando tensioni gigantesche.

Lo Stretto è un’area in cui la zolla Africana sta scendendo sotto quella Euroasiatica, come testimoniano i vulcani presenti sulle terre emerse e quelli sottomarini, numerosi sul fondo del Mar Tirreno. La subduzione dura da milioni di anni e continuerà.

I calcoli perché un ponte tra Sicilia e Calabria sopporti indenne un sisma di eccezionale magnitudo (nel 1908, 95.000 vittime e, secondo un’altra stima, 120.000), sono errati in partenza: si è ipotizzato un sisma di analoga potenza; in tutto il mondo si calcola che i ponti, in zone sismiche, siano chiamati a sopportare eventi pari dal doppio al quadruplo di quelli avvenuti in precedenza.

La Calabria si sta lentamente alzando, come testimonia la presenza di terrazzi marini sulle sue coste. La Sicilia no.

Il Ponte deve poter oscillare, sia verticalmente sia trasversalmente, sotto l’impatto di venti forti e questa libertà di movimento cozza con la presenza di binari ferroviari. Ormai si stanno presentando anche cicloni mediterranei (“Mediterranean Hurricanes” o “Medicanes”).

Sulla costa calabra una gigantesca frana, al contatto tra fondo marino e terraferma, non può accogliere una torre di molte migliaia di tonnellate costruita su di lei.

Col tempo la salsedine corroderebbe qualunque ponte del genere.

La Sicilia è poverissima di acqua e già ora ne importa dalla Tunisia tramite navi cisterna. Dove si pensa di trovare l’acqua necessaria per impastare decine di migliaia di tonnellate di cemento? Vi è chi parla di 300.000 tonnellate, considerate anche le opere stradali degli svincoli.

Se anche per ipotesi il ponte, una volta costruito, reggesse ad un terremoto disastroso, certo non vi riuscirebbe un manufatto in costruzione, specie se in uno stadio avanzato.

La mafia e la ndrangheta aspettano solo che partano i finanziamenti.