Enrico Martini
Sono davvero di altri tempi: la pubblicità ossessivamente ripetuta mi rende il fegato radioattivo. Ho già detto e ripetuto che il Covid-19, a fronte di una catena di lutti dolorosissimi e di un drammatico impoverimento di aziende e di buona parte degli italiani, ha conseguito tre risultati positivi: un futuro virus ci troverà meno impreparati a fronteggiarlo, è migliorata nettamente la qualità dell’aria nell’Italia settentrionale (per effetto del blocco sia del traffico sia di fabbriche fortemente inquinanti), sono scomparsi, per un certo tempo, i comunicati commerciali di PoltroneSofà, ditta dalla quale non comprerò mai nemmeno uno stuzzicadenti perché è ossessionante, per me, la frequenza con cui invade le nostre case con campagne pubblicitarie che, tra l’altro, costano decine di milioni di euro.
Una pubblicità che mi fa venire l’orticaria è poi quella dell’UNICEF, attivissimo di questi tempi, che, in una certa occasione, ha applicato lucidamente e freddamente una legge, per me ignobile, utilizzandola con motivazioni per me tutt’altro che onorevoli.
Sul nostro Notiziario (numero 159) ho già accennato all’argomento.
L’attuale articolo 646 del Codice Penale prescrive, perché si possa procedere contro un reo di appropriazione indebita, che il danneggiato depositi una querela (una legge simile ha imposto un’analoga obbligatorietà per chi abbia subìto uno stupro!): in entrambi i casi non si può più procedere d’ufficio. Chi ha concepito questa norma? Il governo Gentiloni – ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando – nel 2017. Ormai decaduto, questo governo poteva occuparsi solo di normale amministrazione, non certo innovare con atti normativi; contro la prassi vigente, ha invece partorito un provvedimento che consente a molti rei di appropriazione indebita di farla franca, con gaudio di un discreto numero di furfanti.
I signori Conticini, cugini di Matteo Renzi, accusati di essersi appropriati di circa 6 milioni di euro destinati a salvare bambini in Africa, non sono stati querelati dall’UNICEF. Perché? Per un gesto di buon cuore, votato al perdono nel rispetto di precetti cristiani? Fate voi!
Ho bloccato il mio contributo annuale all’UNICEF. Se ne sono accorti e mi hanno telefonato: li ho accusati di non aver voluto firmare una querela contro i fratelli Conticini; l’interlocutrice, molto seccata, mi ha detto che l’UNICEF INTERNAZIONALE, Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, è governato da un Consiglio di Amministrazione formato da rappresentanti di 36 Stati e ha un direttore esecutivo statunitense: è la Casa Madre che ha deciso di fare il Ponzio Pilato della situazione. Ho obiettato che l’UNICEF che agisce nel nostro Paese si chiama UNICEF ITALIA, che i Conticini sono italiani, che i fondi loro affidati provengono in massima misura da italiani e che non mi risulta proprio che dalla Sezione italiana siano partite all’indirizzo della Casa Madre vibrate proteste, segnalate pure agli organi d’informazione.
Fate come me: non cadete vittime di questa pubblicità: dite NO all’UNICEF: non aiutate chi ha protetto i Conticini: ve lo chiedono i bambini dell’Africa, ve lo chiede ognuno dei sei milioni di euro loro sottratti. Potete destinare il vostro contributo a tante altre organizzazioni benemerite.
L’articolo del Notiziario cita anche l’esempio di Salvini che, di fronte a Bossi padre e figlio, già condannati rispettivamente a 2 anni e 3 mesi e a 1 anno e 6 mesi per appropriazione indebita ai danni della Lega, nel primo processo, per effetto di questa modifica del Codice Penale (applicata retroattivamente!), graziati da Salvini che non li ha querelati, si sono trovati liberi perfino di non restituire il maltolto (208.000 euro il padre, 145.000 il figlio).
In ogni aula di giustizia campeggia la scritta: “La legge è uguale per tutti!”. Tranquilli: ci attende un futuro radioso!